mercoledì 18 giugno 2008

INVITO alle “STORIE

Quindici giorni fa abbiamo festeggiato la nascita della REPUBBLICA . E’ una festa non ancora ben sentita. E’ nata in mezzo a molte contrarietà, a molti equivoci. E’ nata, soprattutto, per l’intransigenza di una parte politica ben determinata.

Per noi, per esempio, la REPUBBLICA non ha mai significato solo un fatto meramente formale. Per come si era ricomposta la nostra Patria, per come si era evoluta la Sua storia, la REPUBBLICA, per qualcuno, significava una cosa sostanziale: la caduta di ogni privilegio, l’emancipazione piena, morale e materiale del popolo e di Cittadini che da sudditi dovevano diventare sovrani ed assumere il ruolo di controllori dei loro governanti.

Nel 1944, la svolta di Salerno di Togliatti, aveva messo in luce un contrasto profondo fra due modi di intendere la dignità della Patria. Fra DEMOCRAZIA rappresentativa e DEMOCRAZIA proletaria emerse un contrasto profondo. Le altre culture contribuirono a far pendere la bilancia chi da una parte e chi dall’altra e chi, in parte da una parte ed in parte dall’altra. Quel contrasto non è ancora del tutto sanato. Chi numericamente perse, oggi, appare in una diversa situazione.

Ne riparleremo nel futuro.

Nel nostro Paese è ancora in corso, per esempio un contrasto fra chi vede il presente ed il futuro come figli del passato e chi il passato proprio non lo vuole “metabolizzare”. Lo vuole obliare.

Il modo di far politica è molto diverso e bisogna trovare una nuova composizione.

Il capogruppo di R.C. in Consiglio, periodicamente, ci ricorda di essere “fuori tema”. Per certi versi può avere ragione. Non ha di sicuro ragione quando evita di analizzare le cause dell’attuale situazione che opera con grosse anomalie. Mostra una visione diparte ed è convinto che la sua parte abbia sempre operato e stia operando bene. Per noi non è così. La fiducia sulle soluzioni necessita di una fiducia “a monte”.

I risultati amministrativi ci dicono di essere scarsi per il rifiuto a valutare, momento per momento l’andamento amministrativo.

Il capogruppo PdL ha sentito la necessità, in una circostanza di sottolineare l’incertezza della nostra identità e allora, per rispetto sentiamo di dover descrivere i tratti essenziali della nostra appartenenza e dei nostri comportamenti per quanto riguarda il periodo della 2° Repubblica. Per quanto riguarda il periodo della 1° Repubblica le cose sono molto meglio definibili. Ognuno ha la sua storia.

Qualcuno, recentemente, ci ha assimilati a “Don Abbondio”. Vedano un po’ i lettori se il paragone può reggere. Altri, poi, pensano di poter valutare il nostro impegno legato alla situazione contingente di “pensionati”. Riteniamo che la qualità della nostra presenza, in politica, sia legata, esclusivamente, alla coerenza con la quale, da sempre, testimoniamo gli aspetti di una cultura,

Quella LIBERLDEMOCRATICA (repubblicana)

Di sicuro, l’Italia non è il Paese dove questa cultura sia dominante. Ma ci sono paesi, in un pianeta globalizzato, dove questa cultura è dominante e si possono notare i risultati.

Crediamo che le varie culture possano trovare molte “intersezioni”

Cause pendenti presso il TAR, Commissario ad acta che fatica ad agire, cause pendenti presso il Consiglio di Stato, situazioni non definite presso la Procura, metodologia nelle INDAGINI, scomposizioni e ricomposizioni nelle forze politiche, sfiducia generalizzata nei Cittadini….. il tutto gravato da una non perfetta conoscenza della situazione. Noi che siamo “ribelli” contro gli autoritarismi, abbiamo pensato che potesse essere utile rivisitare le STORIE per facilitare una sintesi sulle cose, oggi condivisibili.

Si può capire meglio il presente. Crediamo nella limitatezza di tutti gli uomini, ma rispettiamo al massimo la dignità della persona umana. Non crediamo nelle esclusioni non motivate. Non ci piacciono capri espiatori. Ci sembra più opportuno conoscere bene per migliorare il sistema.

18 giugno 2008 Mario Battiglia

Nessun commento: