lunedì 26 maggio 2008

La Costituzione della Repubblica - Parte 6

La Costituente: laici e cattolici


Nel 1946, al referendum su “Repubblica o Monarchia?”, De Gasperi scelse di sostenere la Repubblica al posto della Monarchia e la sua accettazione fu decisiva.
Quando vide che la maggioranza dei militanti che avevano partecipato alla resistenza erano su posizioni repubblicane, De Gasperi fece proprie le posizioni repubblicane. Fu un atto di coraggio perché la Chiesa e la maggior parte dell’elettorato cattolico erano per la monarchia. De Gasperi, cioè fu un conservatore che sapeva anche essere riformatore. Però la Sua filosofia di fondo contemplava la salvaguardia del sistema sociale esistente con graduali riforme per migliorarlo. Per questo non può essergli fatto nessun appunto come non si poteva farlo a Nenni per essere socialista quando non si potevano fare riforme socialiste. De Gasperi era dotato di grande chiaroveggenza, accettava persino i Comunisti al governo perché contava di acquisirli al Suo disegno di ricostruzione e La Malfa, dal momento che non era riuscito a convincere Nenni a staccarsi dai Comunisti, non poteva fare altro che cercare di convincere De Gasperi a fare il massimo di riforme da questi accettabili. La forza di De Gasperi era di poter puntare sull’egemonia del proprio partito. Poi De Gasperi accolse alcune delle riforme richieste da La Malfa, non tutte, ma quelle riforme che che gli servivano per utilizzare e rendere più elastico il sistema italiano. La riforma che De Gasperi accettò da La Malfa fu la liberalizzazione degli scambi, cioè la rottura con il passato protezionistico dell’Italia e l’inserimento dell’Italia nell’economia aperta occidentale. Questa politica di La Malfa si sommò alla politica monetaria di Einaudi anche se La Malfa preferiva una politica della programmazione. L’altra riforma che De Gasperi accettò fu la riforma agraria che era un portato del mondo cattolico. Fra i cattolici c’erano riformatori e conservatori agrari. Sotto il pungolo di La Malfa optò per i riformatori. Nel 1950 La Malfa andò da De Gasperi e disse: - Guarda, ci sono due posizioni, quella di noi repubblicani e quella dei liberali. I Liberali sono contrari, noi favorevoli, scegli.- La Malfa era convinto che De Gasperi avrebbe scelto i liberali. Con Sua sorpresa, De Gasperi, disse: - No, scelgo Voi e la vostra riforma. I liberali lasciarono il governo. Su quanto poi, quella riforma agraria, fosse stata utile è un altro discorso.
Era ormai anacronistica. Però il processo di riduzione del potere dei grandi proprietari fu accelerato e fu fatto un passo verso la democratizzazione dell’Italia. Insomma, De Gasperi era un conservatore capace di fare riforme per far progredire l’Italia. Altri a parole, erano riformatori, ma incapaci di modificare la situazione. Certo De Gasperi aveva il vantaggio di avere alle spalle un partito di massa che, per esempio, La Malfa non aveva. Finché visse seppe trarre vantaggio per il suo partito, ma anche per l’Italia. Stessa cosa non si può dire sull’altro versante.


28 maggio 2008 Leo VALIANI

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